dott.ssa Ilaria Barbieri – Pedagogista clinico
La pedagogia clinica fonda le proprie tecniche d’intervento nella procedura di anamnesi, diagnosi e terapia curativa. Tale procedura è rivolta a ricondurre il soggetto in una condizione di autentica formazione.
Con il processo di anamnesi, il pedagogista clinico invita il soggetto alla conoscenza della propria storia formativa. Dal greco anamnesis, il concetto richiama il ricordo e l’atto del ricordare. Attraverso la domanda, il soggetto s’interroga a proposito del proprio vissuto avendo la possibilità di comprendere quali possano essere state le cause del suo attuale malessere.
Durante i primi incontri della consulenza pedagogico-clinica s’intraprende un’interpretazione delle esperienze. È la coscientizzazione del tempo passato, infatti, il primo passo per una possibile risoluzione del problema deformativo. Le scienze dell’interpretazione, semiotica ed ermeneutica, concorrono a una decostruzione e alla successiva ricostruzione del quadro clinico-formativo del soggetto. La narrazione del soggetto costituisce l’anamnesi pedagogico-clinica, caratterizzata dal libero raccontarsi e non da una serie di interrogativi già prestabiliti. L’incontro con il pedagogista clinico deve poter essere uno spazio libero e liberante per il soggetto che ha bisogno di interpretarsi per arrivare al riconoscimento dello stato deformativo.
Il momento successivo all’anamnesi è la diagnosi. Anche in questo caso la radice etimologica e filologica del concetto è da ricercarsi nella cultura greca. Il concetto di diagnosi è riconducibile all’atto del “riconoscere attraverso” al fine di dare significato agli eventi passati.
Ipotizzare una diagnosi del problema deformativo non corrisponde all’emanare una sentenza o un verdetto ma a donare possibili significati.
Al di fuori della consulenza, il pedagogista clinico pone in essere una rete categoriale nella quale vengono evidenziandosi nuclei concettuali che descrivono lo stato deformativo. Vengono così utilizzate categorie quali pensiero, vita, natura, identità, mondo, libertà, originarietà, trasformazione, identità, cultura, viaggio, incontro, legame, sentimento, amicizia, amore, armonia, serenità, gioia, corpo, fragilità, sofferenza, dolore, indeterminatezza, paura, morte, male, bene, mistero, dignità e qualsivoglia categoria che il
pedagogista clinico pensi possa essere di sostegno alla trasformazione formativa. Per ogni soggetto e per ogni realtà deformativa il pedagogista clinico competente saprà porre in essere una rete categoriale differente e, anzitutto, pensata nella specificità del caso. Con l’utilizzo della rete categoriale si avvia un procedimento erotematico volto alla scoperta dei valori che il soggetto ripone in ogni categoria. Questo processo risulta essere fondamentale per la formazione di pensiero critico. Mediante la domanda su una categoria, il soggetto inizia a sviluppare una significazione personale e specifica in grado di reinterpretare la propria visione di tale concetto e, in generale, di reinterpretare la propria visione del nodo problematico che gli impediva di formarsi autenticamente.
Il processo di interpretazione si inserisce nell’ultimo passaggio metodologico che la pedagogia clinica utilizza: la fase terapeutico-curativa. Essa consiste in una ricostruzione formativa ove il domandar-si pone il soggetto entro una dimensione virtuosa che lo ri-conduca a ripensare i vissuti deformativi del passato, il modus vivendi del tempo attuale e il progetto di vita futuro. È questo il nucleo della terapia curativa pedagogico-clinica, in cui il soggetto acquisisce coscienza del proprio malessere e fonda in se stesso la domanda del proprio essere autentico. In quest’ultimo atto, nella domanda che trasforma, sta il senso della cura.
La conclusione degli incontri con il pedagogista clinico avverrà solamente nel momento il cui il soggetto non avrà più bisogno del sostegno professionale in quanto avrà raggiunto una stabilità e una serenità interiori tali da renderlo nuovamente soggetto in formazione.
La relazione educativa posta in atto dalla consulenza pedagogico-clinica è una relazione che il soggetto pone anzitutto con se stesso. Egli impara ad ascoltarsi, a comprendersi, a interpretarsi, a domandarsi e a pensarsi all’interno di se stesso, sostenuto dalle categorie che, fondamentalmente, contengono valore.
All’interno della metodologia della pedagogia clinica viene a delinearsi, come categoria fondamentale, il senso del tempo. Ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà vengono intrecciandosi indissolubilmente con la formazione e nella formazione dell’uomo. Il valore del tempo è il fondamento essenziale per la costruzione di se stessi nel tempo della vita. Il valore di ciò che vale
realmente per l’uomo davvero umano si pone quale Grund, e cioè quale fondamento, per una possibile architettonica di una pedagogia della vita. È, infatti, nel valore che l’uomo ripone la propria essenza, che è pensiero, e la propria esistenza, che è vita.